Rocchetta Mattei, il castello arabo tra scienza e magia

Siete alla ricerca di un posto magico dove poter stupire i vostri ragazzi?

Allora, dovete sicuramente andare a Rocchetta Mattei, il castello arabo tra scienza e magia sull’appennino tosco emiliano che è stata addirittura location di una serie tv.

Dove si trova Rocchetta Mattei?

Rocchetta Mattei si trova a 1 ora e 10  minuti da Bologna, percorrendo la SS 64 direzione Porretta Terme fino a Grizzana Morandi (una frazione di Riola).

Per chi proviene da Firenze occorrono 1 ore e 15 minuti, percorrendo l’autostrada A1 direzione Bologna, uscendo a Badia e imboccare la SS 62 fino a Grizzana Morandi.

Rocchetta Mattei vista da lontano

Quanto costa visitare Rocchetta Mattei?

Il biglietto costa 10 euro a persona e si acquista solo on line con largo anticipo. La visita del castello, di cui una parte ancora chiusa perché in corso di ristrutturazione, è possibile solo con la guida autorizzata e dura 1 ora circa.

Chi è il proprietario della Rocchetta Mattei?

Rocchetta Mattei è ubicata su un’altura di circa 400 metri ed è stata edificata nel 1850 dal conte Cesare Mattei, ricco bolognese, sulle rovine di un antico maniero risalente al 1200. Il castello si fa notare già a distanza per le sue forme e la sua architettura, di chiara ispirazione orientale.

Il conte Mattei era un letterato e politico, appassionato di elettromeopatia, un rimedio omeopatico per numerose patologie. Mattei curava le persone con fluidi elettrici gratuitamente ma purtroppo il modo di curare con questo metodo è morto con lui. Attorno al castello, il conte edificò una serie di villini climatici dove far risiedere i pazienti. 

Dopo la sua morte, Rocchetta Mattei passò in eredità al figlio adottivo che terminò i lavori con uno stile più moderno.

Durante la sua vita Mattei modificò più volte la struttura dell’edificio rendendola un intreccio labirintico di torri, scale a chiocciola, scalette e camere private dallo stile medievale e moresco. 

Rocchetta Mattei è un luogo incredibile, concepito e realizzato da un personaggio che, anche per il periodo storico in cui è vissuto, doveva avere talento, creatività e cultura fuori dall’ordinario. L’accostamento di stili diversi risulta sempre gradevole e mai forzato.

Purtroppo il castello è rimasto in stato di abbandono dagli anni ‘80 al 2005. Poi è stato acquistato e restaurato dalla Cassa di Risparmio di Bologna di cui Cesare Mattei era stato uno dei suoi fondatori. Rocchetta Mattei è stata riaperta al pubblico il 9 agosto 2015.

Rocchetta Mattei: la porta di ingresso

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La cappella di Rocchetta Mattei

Secondo me è la parte più bella, dove siamo rimasti con il naso all’insù per tutto il tempo.

La cappella di Rocchetta Mattei, dove il conte è sepolto, è un chiaro riferimento alla Mezquita di Cordoba. E’ il luogo più affascinante di tutto il castello. Gli archi infatti ricordano quelli della famosa moschea spagnola ma al posto del bianco e rosso andaluso, Mattei scelse il bianco e nero. 

La cappella è costruita su due piani, entrambi visitabili, e il piano superiore è forse più suggestivo di quello inferiore. 

Un’altra curiosità della cappella è la scelta di materiali poveri. Le colonne e gli archi sono realizzati con gesso e cemento. I mosaici sono dipinti e le decorazioni del soffitto non sono di legno ma tele dipinte e fissate.

La cappella

Perché visitare Rocchetta Mattei?

  • visitare Rocchetta Mattei è un viaggio strano e inconsueto che deve essere visto per essere capito. È affascinante e bellissimo. Gli stili architettonici rappresentano l’eccentricità e la creatività del suo proprietario;
  • il Cortile dei Leoni è bellissimo e richiama il cortile dell’Alhambra di Granada. Le piastrelle sivigliane, gli stucchi sugli archi, la fontana con i quattro leoni al centro ci fanno respirare un’aria andalusa;
  • Rocchetta Mattei è stata la location del reality tv Voglio essere un mago andato in onda su Rai 2 dove un gruppo di ragazzi hanno affrontato diverse prove per vincere la bacchetta d’oro. Rocchetta Mattei si è dunque trasformata in una vera scuola di magia;
  • Rocchetta Mattei è un luogo magico, con la sua pluralità di stili architettonici e la sua storia appassionante.

 E allora Sim sala bim! Tutti a visitare Rocchetta Mattei.

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A presto,

Francesca

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Visitare Burano: 3 consigli per spendere poco

Burano è una delle isole della Laguna di Venezia e la sua visita non è certo economica. Soprattutto per una famiglia di 4 persone. Ma come sempre, ci sono degli accorgimenti che ci permettono di spendere poco e godersi questo posto meraviglioso da non perdere.

Visitare Burano è come tuffarsi in un mare di colori e in un luogo incantato. Si scende dal vaporetto e si arriva in un luogo incantato.

Avevo avvisato i miei ragazzi che avremmo visto tante cose nuove e diverse e così è stato. 

Burano è stata una bellissima sorpresa e se non ci siete ancora stati, mettetela in programma in questa stagione quando ancora non è invasa dai turisti.

Visitare Burano spendendo poco

Come sempre il modo migliore per visitare un posto nuovo è perdersi senza meta. E per Burano ancora di più. Appena scesi dal vaporetto, passeggiate lentamente osservando i millemila colori delle casette, fotografate ogni singolo dettaglio, rimanete a bocca aperta sopra i ponticelli e annusate il profumo di bucato delicatamente steso.

E’ possibile visitare Burano spendendo poco?

Certo che sì. Basta seguire questi 3 consigli:

1.Come arrivare a Burano spendendo poco

Burano è il centro abitato che sorge su 4 isole della laguna di Venezia e conta 2200 abitanti. Avevamo paura di spendere molto ma abbiamo cercato soluzioni economiche.

Dopo aver trascorso qualche giorno al Parco del Delta del Po (esperienza bellissima!), abbiamo proseguito per visitare le isole della Laguna.

Noi siamo partiti da Venezia Santa Lucia ed abbiamo camminato fino a Fondamente Nove per circa 20 minuti.

Da qui abbiamo preso il vaporetto linea 12 che in circa 40 minuti ci ha portato a Burano.

Il costo della corsa singola è 8 euro. Noi abbiamo scelto il pass giornaliero valido 24 ore per tutti i trasporti di linea, vaporetti compresi, al prezzo di 17 euro a testa per adulti e 10 euro per bambini. Considerando che costa quanto 2 corse in vaporetto, ne è valsa la pena visto che poi abbiamo visitato anche Murano. Per evitare le file, è possibile acquistare i city pass on line.

2.Come spendere poco per pranzo

Il mio consiglio è portarsi il pranzo e mangiare seduti in Piazza Galluppi ammirando le splendide case colorate e respirando i profumi dell’isola.

Altrimenti c’è il Supermercato Coop in via San Mauro n. 260 al centro dell’isola di Burano dove poter acquistare anche prodotti freschi da forno. Come i buranelli, i biscotti tipici dell’isola.

E se proprio volete pranzare “fuori”, vi consiglio la pizzeria Take Away in Via San Mauro n. 24 con prezzi nella media per un trancio di pizza.

 

3.Cosa vedere a Burano senza pagare

La cosa bella di Burano è che è un museo a cielo aperto e non dovete pagare alcun biglietto, tranne che per il Museo del merletto. Se volete godervi l’isola al massimo spendendo poco, vi consiglio di vagare senza meta.

Lasciate le vie affollate e perdetevi nei vicoli per scovare scorci unici e solitari con mille sfumature di colori vivaci.

Le case colorate sono l’attrazione principale. Per chi è amante delle fotografie, qui può trascorrere un giorno intero a fotografare ogni casetta con i suoi panni stesi e le calle, ponticello che collegano i vari canali. Fuori dalle vie della folla, ci sono vicoli silenziosi dove trascorre lentamente la vita quotidiana dei pochi abitanti dell’isola.

Sarebbe meglio arrivare dopo le 18, quando i turisti salgono sui vaporetti per ritornare a Venezia e gli abitanti si riappropriano della loro isola. Se i turisti servono alla sopravvivenza dell’economia locale, noi preferiamo i momenti in cui siamo soli a visitare un luogo.

Un’altra attrazione è senza dubbio il campanile storto.

Campanile storto a Burano

Da lontano sembra il classico campanile di una chiesa. Man mano che ci avvicina, ci rendiamo conto che pende. E’ alto 53 metri e svetta sull’antica chiesa di San Martino. Le persone si fermano a fotografarlo dal ponticello nella stradina di fronte. Abbiamo visto però che da qualsiasi angolazione si nota che è inclinato.

Oltre alla Torre di Pisa, vi vengono in mente altri campanili pendenti?

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A presto,

Francesca

 

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Luoghi misteriosi da vedere: il campanile sommerso

Voglia di luoghi misteriosi?
Noi siamo andati fino alla Val Venosta per vederne uno.

Avete mai sentito il suono delle campane di un campanile che però non le ha più dal 1959?
Pare che nelle gelide notti invernali, quando il lago ghiaccia, si sentono ancora suonare le campane che però furono rimosse il 18 luglio 1959. Mistero…
I nostri boys volevano vederlo con i loro occhi e così siamo andati fino al Lago di Resia, all’altezza della triplice frontiera con Svizzera e Austria, per capire cosa fosse successo.
Il campanile senza campane si trova a Curon, in Alto Adige nella bellissima Val Venosta e se siete in questa zona dovete farlo vedere ai vostri bambini. È il campanile sommerso nel lago di Resia ed è splendido! E’ perfino diventato protagonista della serie Curon su Netflix.
La sua storia però è abbastanza triste. Nel 1950 il centro abitato di Curon Venosta venne completamente sommerso per creare una diga. E il campanile romanico è stato l’unico sopravvissuto all’esplosione che demolì 160 edifici. Sorge nella splendida acqua azzurra ed è pronto a farsi fotografare.
Il lago è ampissimo ed è formato da tre laghi naturali. Oltre quello di Resia c’erano il Curon e il San Valentino alla Muta. E’ incredibile pensare che mentre il bacino veniva riempito d’acqua e la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria ai suoi piedi crollava, il campanile è rimasto impavido al suo posto come una sentinella.

Il boys e il campanile sommerso a Curon

A noi il campanile ha molto emozionato. Siamo rimasti fermi a guardarlo per un’ora. E’ qualcosa di unico e spettacolare. Circondato da montagne splendide e distese infinite di alberi di mele, ci è venuto spontaneo chiedersi come faccia a resistere in piedi solo soletto in mezzo a tutta quell’acqua.
Ci siamo dunque ripromessi di tornarci in inverno, quando il lago è ghiacciato ed innevato e si può raggiungere il campanile e passeggiare nel lago. E se il ghiaccio si rompe? Meglio non pensarci

Cose da fare al lago di Resia

E’ possibile fare il giro del lago a piedi (circa 15 km), in bicicletta oppure fare una gita gite in barca per osservare il campanile sommerso da vicino.

Il lago di Resia è il paradiso per gli amanti della vela e del kitesurf.
Intorno al lago ci sono decine di sentieri per i più allenati o per chi vuole fare semplici passeggiate per osservare il campanile dalle diverse angolazioni. Per chi ama il trekking c’è Alta Via Val Venosta, un’escursione imperdibile per ammirare montagne mozzafiato come il Monte Sole o il Massiccio dell’Ortles.
Per gli amanti della bici, oltre al giro del lago, c’è la ciclabile dell’Adige, che costeggia il fiume accanto agli immensi meleti e vigneti e qualche castello sulle colline.

La Val Venosta è famosa anche per le distillerie. E non potevamo venire via senza provarle! Noi abbiamo voluto assaggiare la grappa allo Schloss Bar a Burgusio, un piccolo paesino vicino al lago. Il tempo era bruttino, il clima piuttosto freddo (siamo a 1498 s.l.m.) per cui non ci siamo fatti mancare una cioccolata calda per i ragazzi e una grappa aromatizzata per noi grandi.

Siete mai stati in Val Venosta? Potrebbe essere una meta interessante per la prossima estate. Ci sono posti proprio belli da visitare. Leggi qui.
Se avete bisogno di consiglio, scrivetemi.

A presto,
Francesca

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Viaggio alla ricerca della bellezza: diario di una viaggiatrice eccentrica

Mi sono imbattuta per caso nel “Diario di una viaggiatrice eccentrica” per caso. Poi ho ascoltato un’intervista dell’autrice Silvia Bisconti che raccontava il suo amore per la bellezza e per la moda liberata. La copertina rosa, i riccioli rossi, la pelle diafana e le unghie rosse hanno attirato la mia curiosità e ho preso in prestito “Diario di una viaggiatrice eccentrica” alla biblioteca sotto casa.

Questo libro è il diario personale dell’autrice, appassionata viaggiatrice e creatrice del brand di abbigliamento Raptus & Roses. E’ un viaggio in giro tra le isole greche, l’India, la Cornovaglia, Dubai, la Toscana, Londra, il Marocco e il suo Atelier sul fiume a Belluno. Sono viaggi alla scoperta di tessuti e materiali per le sue creazioni, ispirate alla bellezza e alla moda liberata capace di vestire ogni donna di qualsiasi età e forma. I titoli dei 7 capitoli (della divina valigia, dei viaggi estetici, degli alberghi con l’anima, dell’amore per l’India, dei tessuti e dei colori, del folle lavoro e la bellezza ci salverà) ci fanno subito capire che si tratta di 300 pagine alla ricerca continua di bellezza, di vestiti leggeri, di alberghi suggestivi, di luoghi del cuore, di nuove idee e di colori che per lei sono vita.

E’ un crescendo di emozioni e di nuove scoperte.

Il primo capitolo del “Diario di una viaggiatrice eccentrica” è dedicato alla valigia perfetta diversa in base alla meta. Viene subito la voglia di prendere un taccuino per gli appunti. L’autrice fornisce indicazioni su cosa inserire per farla piccola e  leggera con cose impalpabili e fluttuanti, sottovesti e pashmine da poter lavare nel lavandino dell’hotel e indossare il giorno dopo. In ogni pagina ci sono foto scattate con il suo Iphone, fedele compagno di viaggio con cui oltre a fotografare, scrive appunti sulle sensazioni del momento.

 

“Ogni viaggio è una storia e ogni storia ha dei ruoli, scenografie, costumi e tutto deve trovare posto della valigia: quello che siete e che sarete, quello che desiderate essere. La valigia è un luogo del cuore, uno spazio dell’anima, in cui – insieme ai vestiti – viaggiano e si conservano desideri e speranze”.

La copertina ci offre un primo indizio. Il colore rosa, che ricorre in tutto il libro, è uno dei colori preferiti dell’autrice perchè si avvicina ai suoi desideri. E leggendo il suo libro, sembra davvero di avere un filtro rosa sugli occhi: è tutto divino, meraviglioso, adorato e magnifico. Questi aggettivi ricorrono spesso in tutte le pagine. 

Nel libro “Diario di una viaggiatrice eccentrica” c’è anche un intero capitolo sugli alberghi visitati in giro per il mondo. Silvia Bisconti si definisce pazzamente innamorata e le piace studiarli a fondo, inventarsi le storie di chi ha soggiornato in quelle stanze e trascorrere le notti a chiacchierare con i portieri. Descrive gli alberghi dal punto di vista estetico ed emozionale, dal letto a baldacchino e pavimenti scricchiolanti della Cornovaglia agli hotel di Delhi con letti giganteschi e odore di jasmine. È incredibile la meraviglia che prova quando i suoi abiti si intonano perfettamente con i colori della camera d’albergo.

Una menzione particolare merita l’India, il paese preferito dell’autrice. Qui ha fatto moltissimi viaggi, sempre alla ricerca di tessuti e di colori per le sue creazioni. Ecco che trascorre le giornate nei souk di Delhi, seduta sui tappeti a bere e ascoltare le storie delle stoffe. Nei negozietti polverosi o nelle case private di Calcutta, in mezzo al nulla e completamente sola, riesce a trovare ispirazione per i suoi capi, adatti a esaltare la morbidezza di ogni donna. In india tutto è intenso: le spezie, i colori, il traffico, la polvere e le emozioni. È affascinata dalla città di Varanasi, che definisce il luogo del cuore, dove si innamora follemente dei telai per tessere i saree. A Delhi rimane incantata da un piccolo laboratorio dove si stampano a mano i tessuti con blocchi di legno intagliati. 

La ricerca della bellezza aumenta con lo scorrere della pagine e sembra di essere su un tappeto volante verso l’Oriente.

E’ un libro estetico dove il motto della bellezza che salverà il mondo ricorre molto spesso. L’autrice vuole diffondere la femminilità, l’accettazione delle proprie forme e l’importanza di sentirsi belle sempre.

Fermamente convinta che i tessuti abbiano un’anima, che alle stoffe trovate in giro per il mondo debba essere data una nuova vita e che i vestiti debbano immedesimarsi anche con il luogo dove ci si trova, il “Diario di una viaggiatrice eccentrica” termina con un invito per il lettore a trovare la vera essenza, a essere coraggiosi e controcorrente quando serve senza mai dimenticare che l’abito è il nostro primo impatto sul mondo e la prima immagine che arriva di noi a chi ancora non ci conosce.

Effetti collaterali del libro?

-andare subito a sbirciare il divino shop di Silvia Bisconti e perdersi nei colori dei tessuti e nella descrizione di quei capi che vengono da lontano;

-mettere nel carrello la sottogonna Indian Pink sapendo che non la indosserai mai (e quindi lasciarla nel carrello!);

-iscriversi alla newsletter solo per leggere quelle pillole di saggezza insieme alle splendide foto e alle descrizioni dei capi;

-aprire l’armadio e richiuderlo subito appena vi rendete conto che i vostri vestiti NON sono la prima immagine che arriva di noi a chi ancora non ci conosce;

-trascorrere una notte nel Headland hotel di Newquay in Cornovaglia, albergo vittoriano affacciato su una scogliera e indossare il turbante divino durante la notte e scendere vicino al mare per ascoltare il rumore del mare.

Vi è venuta voglia di leggere questo libro? E voi avete letto libri di viaggiatori eccentrici? 

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A presto,

Francesca

Palazzo Farnese di Caprarola: il gioiello della Tuscia

Avete voglia di un itinerario insolito? Oggi vi porto in un posto bellissimo e poco conosciuto. Siamo tornati a curiosare in Tuscia, splendida regione che adoro. Abbiamo scelto la provincia di Viterbo, rimanendo a bocca aperta davanti agli splendidi murales di Sant’Angelo di Roccalvecce. Ma adesso via on the road in direzione di Caprarola!

Avevamo deciso di visitare il Palazzo Farnese di Caprarola senza immaginare che ci saremmo trovati davanti ad un gioiello dell’Italia delle Meraviglie.

Non mi sarei mai aspettata un posto così incantevole. Appena si entra nel palazzo in cima al paese, lo scenario è unico. Ci siamo trovati in un cortile alto e rotondo dove ci siamo divertiti a nascondersi dietro le colonne e, alzati gli occhi al cielo, abbiamo visto affreschi bellissimi e colorati ispirati a raffigurazioni mitologiche sia al piano terra che ai piani nobili

Fuori dalle rotte turistiche, il Palazzo Farnese a Caprarola merita una bella visita. Cosa è piaciuto a noi?

PIANTA PENTAGONALE

Nel 1530 il palazzo fu costruito su pianta pentagonale perché avrebbe dovuto ospitare una residenza fortificata per volere del cardinale Alessandro Farnese. Alla sua morte venne meno lo scopo difensivo e, pur mantenendo la pianta pentagonale, il palazzo fu trasformato dall’Architetto Vignola in una residenza rinascimentale con uno splendido cortile circolare a due piani affrescato dai maggiori pittori dell’epoca. Al posto dei bastioni angolari del progetto originale, Vignola fece costruire ampie terrazze aperte sulla campagna circostante. Caspita, che peccato non poter vedere la pianta pentagonale, visibile solo dall’alto!

Per noi è stata la prima volta vedere un edificio a pianta pentagonale. Qualcuno di voi ha visitato qualcosa del genere?

Ci siamo messi a giocare nel centro del cortile per capire l’orientamento delle sale del piano terra ma è stato veramente impossibile!

Palazzo di Caprarola

SCALA ELICOIDALE

Dal piano terra parte una scala elicoidale a pianta circolare denominata scala regia che è interamente coperta dai meravigliosi affreschi. Questa scala, che porta al piano nobile, è semplicemente spettacolare per la bellezza, la forma e la vivacità dei colori. Non avevamo mai visto una scala a chiocciola così grande!

STANZA DEL MAPPAMONDO 

Il primo piano è un susseguirsi di splendide sale affrescate ma la nostra preferita è stata senza dubbio la sala del mappamondo! Qui si raggiunge l’eccellenza. Si tratta di una delle stanze affrescate più grandi ed affascinanti del Palazzo Farnese, con un sorprendente dettaglio delle terre scoperte nella seconda metà del ‘500 offrendo un riscontro delle conoscenze geografiche dell’epoca. Nella volta una mappa celeste descrive le costellazioni attraverso personaggi mitologici. Questa sala rappresenta il generale interesse suscitato all’epoca delle grandi navigazioni e nuove conoscenze geografiche. I ragazzi hanno cercato di individuare l’Italia in ogni carta geografica!

GIARDINI

All’esterno del palazzo ci sono i giardini in stile tardo rinascimentale, realizzati con sistemi di terrazzamenti. Tra scalinate, fontane, giochi d’acqua, grotte e labirinti si passeggia attraverso un bosco per giungere ad un edificio più piccolo che fu scelto da Einaudi, durante il periodo della sua presidenza, come residenza estiva. Nei bellissimi giardini ci siamo persi, ci siamo rincorsi, abbiamo fotografato ed eravamo curiosi di vedere cosa ci fosse in cima al colle in fondo al viale.

In fondo al parco, abbiamo trovato una doppia scalinata con al centro una fontana dove abbiamo fatto rotolare una pallina. I miei boys si sono persi a giocare dentro il labirinto di siepi in basso a questo edificio ed è stato difficile portarli via!

Questo edificio, non visitabile, è la Residenza di Caccia o Palazzina del Piacere posizionata in cima al colle. Il cardinale Farnese volle far costruire un “barco per la caccia” dove pare che la caccia in realtà fosse solo un pretesto per organizzare eventi e per intrattenere gli ospiti. Questo barco divenne poi un luogo di incontri segreti.

La visita del Palazzo Farnese e dei giardini dura circa 2 ore e la consiglio a tutti.

Se siete nei dintorni di Viterbo, fate una deviazione verso Caprarola per visitare questo splendido palazzo. 

Per quali motivi?

  • è un gioiello poco fuori dai soliti itinerari turistici e ci sono pochissime persone;

 

  • il palazzo è in una posizione dominante su tutto il borgo di Caprarola e all’altezza della Residenza di Caccia di gode di una vista su tutta la campagna; 

 

  • è un gioiello dell’architettura del ‘500 e racconta tutte la potenza della famiglia Farnese;

 

  • c’è uno splendido cortile circolare dove perdervi;

 

  • per vedere le stanze magistralmente affrescate e per la scala elicoidale.

Non posso raccontarvi tutto altrimenti non andate a visitarlo!

E se andate a visitare la Tuscia, vi consiglio di visitare lo splendido borgo delle fiabe Sant’Angelo di Roccalvecce che mi è rimasto nel cuore oppure la bellissima Necropoli di Tarquinia con le sue tombe colorate.

Avete mai visitato la Tuscia?

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A presto,

Francesca

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Bagno Vignoni: una vasca d’acqua al posto della piazza

Abito in una regione meravigliosa e ogni giorno ne ho la conferma. Per festeggiare la fine del lockdown, siamo partiti per la Val d’Orcia, direzione Civitella Paganico per la nostra avventura sulla casa sull’albero.

Abbiamo deviato per Bagno Vignoni, uno dei borghi più belli d’Italia famoso per avere una vasca d’acqua rettangolare al posto della piazza.

Bagno Vignoni è una piccola perla assolutamente da vedere. Si parcheggia la macchina fuori dal paese e si percorrono le poche stradine a piedi per arrivare in Piazza delle Sorgenti.

Al posto della classica piazza c’è una grande vasca rettangolare. Incredibile! Questa piscina di origine cinquecentesca ha acqua termale a 50°, dove in passato hanno fatto il bagno, illustri personaggi come Caterina de’ Medici e il Papa Pio II Piccolomini.

Qui il tempo si è fermato. In passato Bagno Vignoni era una famosa stazione fermale dove si poteva fare il bagno fino al 1978. Adesso il borgo si concentra tutto intorno alla grande vasca di acqua solforosa circondata da un grazioso porticato e da case medievali. Ci siamo messi a pensare a quante persone hanno trovato giovamento in quelle acque termali avendo splendida vista.

Si prova una sensazione di pace a passeggiare intorno alla vasca termale nel silenzio e in un’atmosfera magica. C’è una grande quiete e sicuramente in autunno all’ora del tramonto, l’acqua che sgorga naturale dal sottosuolo formando una leggera nebbia rende magico lo scenario. Bisogna ritornare a ottobre.

Mi è poi venuta in mente la scena del film “Al lupo al lupo” girato qui nel 1992 quando Francesca Neri, Carlo Verdone e Sergio Rubini fanno il bagno nell’acqua bollente di questa vasca facendosi confidenze personali. Avrei avuto voglia di tuffarmi anch’io e avere benefici di quell’acqua meravigliosa!

Che cosa vedere

Dalla vasca centrale, le acque vanno poi in direzione di una ripida scarpata che porta al Parco naturale dei Mulini.

Questo parco, che si trova a pochi metri da Piazza delle Sorgenti, è composto di quattro mulini medievali scavati nella roccia e rimasti in uso fino agli anni 50: il mulino di sopra, il mulino buca, il mulino di mezzo e il mulino da piedi.

Questi mulini si trovano in una posizione strategica, usufruendo dell’afflusso costante di acqua termale e servivano per l’economia locale anche in estate visto che la sorgente d’acqua poteva rifornirli tutto l’anno. A oggi si possono vedere tre mulini con le macine, le vasche di accumulo, condotti e i gorelli, piccoli corsi d’acqua termale. In questi ruscelli l’acqua è davvero limpida e caldissima ed è stato divertente immergerci i piedi e rilassarsi un po’.

Purtroppo c’è un po’ di degrado in questo parco, ma vale la pena visitarlo per godersi il panorama su Rocca d’Orcia, il piccolo borgo sulla collina di fronte che merita una visita.

Che cosa comprare

Andare assolutamente a vedere Librorcia, un incanto nell’incanto. A pochi metri dalla vasca centrale, in Via delle Sorgenti n. 38, sono rimasta incuriosita dalle scalette che indicavano una libreria. Senza alcuna esitazione, mi sono trovata in un posto magico. La libreria è all’interno di una casa colonica con travi a vista e ogni dettaglio è ben curato. C’è un’ottima selezione dei libri, in particolar modo di quelli illustrati. Ero felicissima di essere in un posto così bello, dove si respira un’atmosfera fuori da ogni schema con un arredamento che ti fa sentire a casa di amici. Abbiamo comprato dei libri, segnalibri e un gioco in scatola.

Dove mangiare

Dietro la vasca centrale, c’è Piazza del Moretto, una bella piazzetta davanti all’antico stabilimenti termale Santa Caterina, ormai chiuso da qualche tempo. Qui abbiamo trovato la Bottega di Cacio (Piazza de Moretto, n.31) dove pranzare sotto gli alberi. Siamo rimasti incantati dalla disponibilità del titolare, dalle varietà di salumi, di formaggi e di birre artigianali. I miei uomini hanno scelto un tagliere di salumi, mentre io ho preferito un assortimento di formaggi e tomini alle erbe aromatiche. Il tutto accompagnato dal proprietario che spiega ciò che ti sta versando (vino) e ponendo nel piatto (cibo) e raccontandoci anche un po’ della sua vita. Ci siamo gustati i nostri i nostri taglieri nel bel giardino all’ombra. Consigliato!

Se siete amanti delle terme, questa zona è ricca di stabilimenti per ogni gusto e tasche. Noi abbiamo provato le terme di Sorano con i bambini che vi consiglio soprattutto in inverno.

Se avete voglia di scoprire i piccoli borghi ancora con pochi turisti in una delle zone più belle del mondo (sono di parte), vi consiglio una visita a Bagno Vignoni, una perla dove si respira un’atmosfera magica e da fiaba.

Buona strada,

Francesca

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