3 posti belli da vedere in Val Venosta

Siete in Val Venosta e non sapete cosa vedere? Ma dove si trova esattamente la Val Venosta? É quel bellissimo territorio che va dal Passo di Resia dove nasce il fiume Adige fino a Merano. E’ una zona ricca di fiumi, meleti, cascate e una splendida natura incontaminata. Ecco 3 posti belli da vedere se vi trovate in Val Venosta.

Campanile sommerso

Avete mai sentito il suono delle campane di un campanile che però non le ha più dal 1959? Pare che nelle gelide notti invernali, quando il lago ghiaccia, si sentono ancora suonare le campane che però furono rimosse il 18 luglio 1959. Mistero…

Il campanile senza campane si trova a Curon, in Alto Adige nella bellissima Val Venosta e se siete in questa zona dovete farlo vedere ai vostri bambini.  È il campanile sommerso nel lago di Resia ed è splendido! È perfino diventato protagonista della serie Curon su Netflix.

Il campanile sommerso in Val Venosta

La sua storia però è abbastanza triste. Nel 1950 il centro abitato di Curon Venosta venne completamente sommerso per creare una diga. E il campanile romanico è stato l’unico sopravvissuto all’esplosione che demolì 160 edifici. Sorge nella splendida acqua azzurra ed è pronto a farsi fotografare. É possibile fare il giro del lago a piedi (circa 15 km), in bicicletta oppure fare una gita gite in barca per osservarlo da vicino.

Il lago è ampissimo ed è formato da tre laghi naturali. Oltre quello di Resia c’erano il Curon e il San Valentino alla Muta. É incredibile pensare che, mentre il bacino veniva riempito d’acqua e la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria ai suoi piedi crollava, il campanile è rimasto immobile e impavido al suo posto come una sentinella.

A noi il campanile ha molto emozionato. Se vuoi leggere l’articolo completo sul campanile, lo trovi qui. Siamo rimasti fermi a guardarlo per un’ora. E’ qualcosa di unico e spettacolare e consiglio una visita assolutamente da fare. 

Cascata di Parcines

Spostandosi verso Merano, un altro posto bello della Val Venosta è l’escursione alle Cascate di Parcines. Provenendo da Merano sulla statale 38, all’altezza della località di Rablà, c’è la deviazione per il paese di Parcines. Salendo in direzione cascate, noi abbiamo parcheggiato nel parcheggio pubblico in Via Peter Mitterhofer e ci siamo incamminati verso le cascate. Si tratta di un piacevole percorso in mezzo al bosco di circa con 450 metri di dislivello.

In realtà ci sarebbe il parcheggio in Via della Cascata molto più vicino, ma noi abbiamo voluto camminare e lo consiglio a chi si muove con bambini al seguito. Ci sono infatti molti elementi di distrazione. Sicuramente quello che ci è piaciuto di più sono stati i piccoli negozietti a forma di mela che vende succhi, marmellate e composta di frutta. C’è un listino prezzi e un salvadanaio dove lasciare i soldi. Che bella questa onestà!

Negozietti lungo il sentiero verso la cascata di Parcines

Ci sono poi un sacco di specie di fiori, piante e le immancabili mele. Il percorso segue il fiume alimentato dalla cascata e ci accompagna per tutto il tragitto tra ponti e pozze d’acqua. Proseguendo verso la cascata, abbiamo anche incontrato una funivia rossa in disuso. Chissà quando ha  fatto l’ultimo viaggio. Un vecchio telefono testimonia l’uso in tempi andati. 

Dopo diversi passaggi suggestivi nel bosco si comincia a sentire fragoroso il rumore della cascata. La cascata è splendida ed è bellissimo ammirare la forza dell’acqua che con veemenza cade da ben 98 metri di altezza. Qualcuno dice che sia la più alta dell’Alto Adige. A seconda dei raggi del sole che riflettono nelle acque di questa bellissima cascata, si può ammirare con stupore il meraviglioso gioco di luce che fa brillare l’acqua con i tanti e vivaci colori dell’arcobaleno.

Il ritorno avviene per la stessa strada, attraverso meleti, casette curate e moltissime specie di fiori. Dall’alto si vede come il piccolo paese di  Parcines sia circondato da una natura incontaminata e da un paesaggio notevole, da un’atmosfera rilassante.

Sentiero didattico di Rio Lagundo

Se viaggiate con bambini al seguito, un altro posto bello della Val Venosta è il sentiero didattico di Rio Lagundo.

Da Rablà si prende la Funivia Rio Lagundo, che ci ha portato a 1.342 m s.l.m. Da qui abbiamo percorso un sentiero ad anello di circa 3,7 km dove abbiamo scoperto molte curiosità del bosco.

Ci siamo dunque incamminati su questo percorso ben segnalato senza alcuna difficoltà, trovandosi subito davanti alla piccola chiesetta bianca di S. Maria della Neve che sorge in cima a una collina davanti a un panorama meraviglioso. 

Chiesa di S. Maria della Neve a Rio Lagundo

Durante il percorso ci sono diversi pannelli informativi e stazioni avventura che raccontano, a misura di bambino, l’ecosistema bosco e dei suoi abitanti. Abbiamo scoperto ben 18 specie di legno lungo il sentiero. 

I boys si sono divertiti a sollevare i piccoli tronchi per individuare la specie dell’albero e i vari scrigni di legno con i diversi tipi di funghi. Abbiamo trovato accampamenti primitivi fatti con rami e foglie, un percorso a piedi nudi sui vari tipi di legno, tantissimi funghi, i vari tipi di nidi, tane scavate nei tronchi, una casetta sull’albero, sedie giganti e panchine panoramiche.

L’attrazione che ci è piaciuta di più è stato sicuramente lo xilofono nel bosco dove i boys con martelli di gomma colpivano i tasti di legno. La diversa specie di albero faceva emettere un suono differente. Noi ovviamente siamo rimasti tutto il pomeriggio a suonare lo xilofono.

Il sentiero didattico è particolarmente adatto a famiglie e bambini, che in modo avventuroso possono scoprire le varietà del bosco e del legno. Si tratta di un sentiero circolare percorribile in circa 1,5 ore con arrivo e partenza dalla funivia, con vista stupenda sul Parco Naturale Gruppo del Tessa.

Vi è venuta un po’ di voglia di visitare la Val Venosta?

Tra meleti, vigneti, funivie, sentieri didattici, campanili misteriosi e cascate immerse nel bosco voi e i vostri figli vi divertirete un sacco!

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Luoghi misteriosi da vedere: il campanile sommerso

 

Visitare Burano: 3 consigli per spendere poco

Burano è una delle isole della Laguna di Venezia e la sua visita non è certo economica. Soprattutto per una famiglia di 4 persone. Ma come sempre, ci sono degli accorgimenti che ci permettono di spendere poco e godersi questo posto meraviglioso da non perdere.

Visitare Burano è come tuffarsi in un mare di colori e in un luogo incantato. Si scende dal vaporetto e si arriva in un luogo incantato.

Avevo avvisato i miei ragazzi che avremmo visto tante cose nuove e diverse e così è stato. 

Burano è stata una bellissima sorpresa e se non ci siete ancora stati, mettetela in programma in questa stagione quando ancora non è invasa dai turisti.

Visitare Burano spendendo poco

Come sempre il modo migliore per visitare un posto nuovo è perdersi senza meta. E per Burano ancora di più. Appena scesi dal vaporetto, passeggiate lentamente osservando i millemila colori delle casette, fotografate ogni singolo dettaglio, rimanete a bocca aperta sopra i ponticelli e annusate il profumo di bucato delicatamente steso.

E’ possibile visitare Burano spendendo poco?

Certo che sì. Basta seguire questi 3 consigli:

1.Come arrivare a Burano spendendo poco

Burano è il centro abitato che sorge su 4 isole della laguna di Venezia e conta 2200 abitanti. Avevamo paura di spendere molto ma abbiamo cercato soluzioni economiche.

Dopo aver trascorso qualche giorno al Parco del Delta del Po (esperienza bellissima!), abbiamo proseguito per visitare le isole della Laguna.

Noi siamo partiti da Venezia Santa Lucia ed abbiamo camminato fino a Fondamente Nove per circa 20 minuti.

Da qui abbiamo preso il vaporetto linea 12 che in circa 40 minuti ci ha portato a Burano.

Il costo della corsa singola è 8 euro. Noi abbiamo scelto il pass giornaliero valido 24 ore per tutti i trasporti di linea, vaporetti compresi, al prezzo di 17 euro a testa per adulti e 10 euro per bambini. Considerando che costa quanto 2 corse in vaporetto, ne è valsa la pena visto che poi abbiamo visitato anche Murano. Per evitare le file, è possibile acquistare i city pass on line.

2.Come spendere poco per pranzo

Il mio consiglio è portarsi il pranzo e mangiare seduti in Piazza Galluppi ammirando le splendide case colorate e respirando i profumi dell’isola.

Altrimenti c’è il Supermercato Coop in via San Mauro n. 260 al centro dell’isola di Burano dove poter acquistare anche prodotti freschi da forno. Come i buranelli, i biscotti tipici dell’isola.

E se proprio volete pranzare “fuori”, vi consiglio la pizzeria Take Away in Via San Mauro n. 24 con prezzi nella media per un trancio di pizza.

 

3.Cosa vedere a Burano senza pagare

La cosa bella di Burano è che è un museo a cielo aperto e non dovete pagare alcun biglietto, tranne che per il Museo del merletto. Se volete godervi l’isola al massimo spendendo poco, vi consiglio di vagare senza meta.

Lasciate le vie affollate e perdetevi nei vicoli per scovare scorci unici e solitari con mille sfumature di colori vivaci.

Le case colorate sono l’attrazione principale. Per chi è amante delle fotografie, qui può trascorrere un giorno intero a fotografare ogni casetta con i suoi panni stesi e le calle, ponticello che collegano i vari canali. Fuori dalle vie della folla, ci sono vicoli silenziosi dove trascorre lentamente la vita quotidiana dei pochi abitanti dell’isola.

Sarebbe meglio arrivare dopo le 18, quando i turisti salgono sui vaporetti per ritornare a Venezia e gli abitanti si riappropriano della loro isola. Se i turisti servono alla sopravvivenza dell’economia locale, noi preferiamo i momenti in cui siamo soli a visitare un luogo.

Un’altra attrazione è senza dubbio il campanile storto.

Campanile storto a Burano

Da lontano sembra il classico campanile di una chiesa. Man mano che ci avvicina, ci rendiamo conto che pende. E’ alto 53 metri e svetta sull’antica chiesa di San Martino. Le persone si fermano a fotografarlo dal ponticello nella stradina di fronte. Abbiamo visto però che da qualsiasi angolazione si nota che è inclinato.

Oltre alla Torre di Pisa, vi vengono in mente altri campanili pendenti?

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A presto,

Francesca

 

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Luoghi misteriosi da vedere: il campanile sommerso

Voglia di luoghi misteriosi?
Noi siamo andati fino alla Val Venosta per vederne uno.

Avete mai sentito il suono delle campane di un campanile che però non le ha più dal 1959?
Pare che nelle gelide notti invernali, quando il lago ghiaccia, si sentono ancora suonare le campane che però furono rimosse il 18 luglio 1959. Mistero…
I nostri boys volevano vederlo con i loro occhi e così siamo andati fino al Lago di Resia, all’altezza della triplice frontiera con Svizzera e Austria, per capire cosa fosse successo.
Il campanile senza campane si trova a Curon, in Alto Adige nella bellissima Val Venosta e se siete in questa zona dovete farlo vedere ai vostri bambini. È il campanile sommerso nel lago di Resia ed è splendido! E’ perfino diventato protagonista della serie Curon su Netflix.
La sua storia però è abbastanza triste. Nel 1950 il centro abitato di Curon Venosta venne completamente sommerso per creare una diga. E il campanile romanico è stato l’unico sopravvissuto all’esplosione che demolì 160 edifici. Sorge nella splendida acqua azzurra ed è pronto a farsi fotografare.
Il lago è ampissimo ed è formato da tre laghi naturali. Oltre quello di Resia c’erano il Curon e il San Valentino alla Muta. E’ incredibile pensare che mentre il bacino veniva riempito d’acqua e la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria ai suoi piedi crollava, il campanile è rimasto impavido al suo posto come una sentinella.

Il boys e il campanile sommerso a Curon

A noi il campanile ha molto emozionato. Siamo rimasti fermi a guardarlo per un’ora. E’ qualcosa di unico e spettacolare. Circondato da montagne splendide e distese infinite di alberi di mele, ci è venuto spontaneo chiedersi come faccia a resistere in piedi solo soletto in mezzo a tutta quell’acqua.
Ci siamo dunque ripromessi di tornarci in inverno, quando il lago è ghiacciato ed innevato e si può raggiungere il campanile e passeggiare nel lago. E se il ghiaccio si rompe? Meglio non pensarci

Cose da fare al lago di Resia

E’ possibile fare il giro del lago a piedi (circa 15 km), in bicicletta oppure fare una gita gite in barca per osservare il campanile sommerso da vicino.

Il lago di Resia è il paradiso per gli amanti della vela e del kitesurf.
Intorno al lago ci sono decine di sentieri per i più allenati o per chi vuole fare semplici passeggiate per osservare il campanile dalle diverse angolazioni. Per chi ama il trekking c’è Alta Via Val Venosta, un’escursione imperdibile per ammirare montagne mozzafiato come il Monte Sole o il Massiccio dell’Ortles.
Per gli amanti della bici, oltre al giro del lago, c’è la ciclabile dell’Adige, che costeggia il fiume accanto agli immensi meleti e vigneti e qualche castello sulle colline.

La Val Venosta è famosa anche per le distillerie. E non potevamo venire via senza provarle! Noi abbiamo voluto assaggiare la grappa allo Schloss Bar a Burgusio, un piccolo paesino vicino al lago. Il tempo era bruttino, il clima piuttosto freddo (siamo a 1498 s.l.m.) per cui non ci siamo fatti mancare una cioccolata calda per i ragazzi e una grappa aromatizzata per noi grandi.

Siete mai stati in Val Venosta? Potrebbe essere una meta interessante per la prossima estate. Ci sono posti proprio belli da visitare. Leggi qui.
Se avete bisogno di consiglio, scrivetemi.

A presto,
Francesca

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3 posti belli da vedere in Val Venosta

I nostri viaggi del 2020: 7 luoghi che ci hanno emozionato

Eccomi pronta per raccontare il nostro 2020. Non è stato solo covid e lockdown. Nei momenti in cui ci siamo potuti muovere, abbiamo scoperto luoghi che ci hanno veramente emozionato. Abbiamo approfittato per riscoprire la nostra città, la nostra amata Toscana e altre meraviglie della nostra penisola. 

Non è stato possibile andare via ogni week end o prendere voli. Abbiamo comunque visto tanti posti che francamente non avremmo mai pensato di visitare.

E queste sono le nostre emozioni che voglio condividere con voi:

Il luogo con la forma più strana

Anche questa volta la Tuscia non ci ha deluso. Il Palazzo Farnese di Caprarola è un vero gioiello, sia per la pianta pentagonale (visibile solo dall’alto!), sia per lo splendido cortile circolare a due piani affrescato. Ci hanno sorpreso anche la scala elicoidale a pianta circolare interamente coperta dai meravigliosi affreschi, la sala del mappamondo e i giardini dove abbiamo giocato dentro il labirinto! Questo palazzo è un gioiello dell’architettura del ‘500, è fuori dagli itinerari turistici e vale veramente la pena una visita.

Palazzo di Caprarola

Il luogo con esemplari centenari

Da quando abbiamo visto il film “Una notte al Museo”, cerchiamo di  visitare tutti i musei di storia naturale. Dopo quello di Calci (PI) e quello di Vienna, abbiamo riscoperto la nostra città visitando quello di storia naturale di Firenze, con la speranza di trovare qualche esemplare di brontosauro pronto a correre e saltare!

Qui abbiamo conosciuto così il mastodonte Pippo e i mammut Marta, Linda e Pietro, veramente impressionanti. Pietro in particolare è alto 4 metri, ha uno scheletro completo ed essendo ben esposto al centro della sala, stupisce chiunque.

Più che centenario, il fossile di balena qui presente risale a più di tre milioni di anni fa! In mezzo a luci e suoni per ricreare il fondo marino riposa la balena lunga 10 metri. Questo imponente fossile di balena è stato rinvenuto proprio qui in Toscana, a Orciano Pisano solo nel 2007. Incredibile!

Il luogo più bagnato

Abbiamo scelto Bagno Vignoni per festeggiare la fine del lockdown. Questo borgo è una piccola perla assolutamente da vedere. Al posto della classica piazza c’è una grande vasca rettangolare. In passato Bagno Vignoni era una famosa stazione termale dove si poteva fare il bagno fino al 1978. Adesso il borgo si concentra tutto intorno alla grande vasca di acqua solforosa circondata da un grazioso porticato e da case medievali. Si prova una sensazione di pace a passeggiare intorno alla vasca termale nel silenzio e in un’atmosfera magica. C’è una grande quiete e sicuramente in autunno all’ora del tramonto, l’acqua che sgorga naturale dal sottosuolo formando una leggera nebbia rende magico lo scenario. Quanto vorrei tornare in questo periodo!

Bagno Vignoni

Il luogo più alto

Dormire in una casa sull’albero è il sogno di ogni bambino. Ed io ho voluto risvegliare la bambina che c’è in me. In un anno, che difficilmente dimenticheremo, ho sorpreso i miei boys con una sistemazione originale immersa nella splendida campagna toscana a 8 metri in altezza!!

Casa sull'albero in Maremma

Abbiamo trovato una casa sull’albero realizzata su una grande quercia. Con una scaletta, siamo arrivati su dove ci sono un terrazzo con un lettino, un tavolo e due sgabelli per gustarsi un aperitivo con vista sulla vallata. La casetta è composta dalla camera con un letto matrimoniale e un letto singolo; il bagno realizzato in legno con doccia e wc chimico e un guardaroba/armadio con frigo e attaccapanni. Noi abbiamo fatto anche il bagno nella Hot Tube, una tinozza in larice con acqua riscaldata e gustato il cibo a centimetri zero! Wow!

Il luogo più colorato

Sant’Angelo di Roccalvecce è stata una sorpresa incredibile! Questo piccolo paese di 100 anime in provincia di Viterbo è a rischio spopolamento. Gli abitanti si sono inventati il progetto di renderlo il paese delle fiabe, facendo realizzare 20 splendidi murales tutti ispirati alle fiabe più famose.

Nelle piccole stradine in salita e discesa ci siamo persi tra i murales di Alice nel Paese delle Meraviglie, Il Piccolo principe, Pinocchio, Hansel e Gretel, Il libro della Giungla, I musicanti di Brema, La Piccola fiammiferaia, Peter Pan, La fabbrica di cioccolato, Raperonzolo, Ali Babà e i 40 ladroni, La Spada della Roccia, Sancho Panza, i Troll, i sette nani e altre ancora.  Da visitare assolutamente! E non dimenticate una sosta nel forno pasticceria dei Fratelli Oddo proprio in mezzo ai murales, che addirittura ha fatto realizzare il murales “Pinocchio nel paese dei balocchi” e dove potete gustare ottime varietà di pizza, focaccia e dolci tipici.

Sant'Angelo di Roccalvecce: il paese delle fiabe

Un altro posto colorato che abbiamo visitato nel 2020 è lo splendido borgo di Dozza, il paese dipinto dell’Emilia Romagna. E’ un piccolo paesino medievale con due stradine in salita comunicanti tra loro, una rocca seicentesca e tantissimi affreschi colorati che decorano i muri delle case. Ogni strada sembra un quadro a sé, con il suo dipinto e la targa dell’artista. Se siete in giro da queste parti, fate un salto anche a Toscanella, una piccola frazione vicino Dozza dove ci sono graffiti molto colorati.

Il luogo ideale per il birdwatching

Ad inizio anno abbiamo visitato il Parco del Delta del Po, un vero paradiso per gli amanti della natura e della pace. Ci sono tantissime attività da fare, dal cicloturismo alle escursioni a piedi, a cavallo e in barca. Noi ci siamo accontentati di un’escursione in barca attraverso un oasi nella Foce del Po a Comacchio, dove dimorano centinaia di specie di uccelli acquatici e una numerosa colonia di fenicotteri. Se siete in zona e siete amanti della piadina, fermatevi al Chiosco ai Pioppi di Bosco Mesola trovato per caso sulla Strada Romea per tornare verso Codigoro. E’ un piccolo locale semplice dove due signore gentili e disponibili ci hanno cucinato piadine strepitose.

Il luogo più arido

Ho scoperto che in Toscana abbiamo un deserto! E’ il deserto di Accona e si trova nella zona a sud di Siena che va da Taverne d’Arbia fino a Asciano caratterizzata da un terreno duro e argilloso e privo di vegetazione, dovuto al prosciugamento di quello che nel periodo del Pliocene era il fondale del Mar Tirreno. Questo deserto corrisponde dunque alle famose Crete: dune argillose e secche che rendono il paesaggio rilassante e spettacolare. Questa zona secca, aspra e nuda cambia il colore di stagione in stagione e offre un’atmosfera mozzafiato che ci fa fermare ogni 5 minuti a scattare foto. E’ una delle mie zone preferite in Toscana!

Crete Senesi

In realtà ci sono tantissimi altri posti visitati nel 2020 che ci hanno sorpreso ed emozionato. Mi riservo di parlarne a breve.

E voi cosa avete visto di bello nel maledetto 2020?

A presto,

Francesca

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Alla scoperta del deserto in Toscana con bambini

Alla scoperta delle mummie di Urbania

Attenzione! Da non leggere se siete facilmente impressionabili.

Nulla vi spaventa? Allora venite con me  a Urbania.

Di ritorno dalla splendida gita alle Gole del Furlo nelle Marche, ci siamo fermati a Urbania. Passeggiando per le vie del centro ci siamo imbattuti nella Chiesa dei morti (Cappella Cola) e spinti dalla curiosità, siamo entrati. Questa piccola chiesetta risale al XIV secolo e custodisce 18 corpi mummificati perfettamente conservati. La visita è stata incredibile e veramente sorprendente.

La Chiesa dei Morti, ornata da uno splendido portale gotico, conserva al suo interno il “Cimitero delle Mummie”. La parola “mummia” ha subito evocato i ricordi della splendida visita al Museo Egizio di Torino ma questa volta gli Egiziani non c’entravano niente! Appena entrati, la nostra attenzione è stata catturata dalle famose mummie e dai tantissimi teschi sopra di noi, di cui grazie ai racconti del custode abbiamo imparato i fatti curiosi delle loro vite.

I bambini erano molto incuriositi dai teschi e cercavano di capire chi fossero quelli strani personaggi mummificati.

Il cimitero delle mummie a Urbania

Ma perché le mummie sono proprio qui?

Nel 1500 fu istituita a Urbania la Confraternita della Morte che si occupava del trasporto dei cadaveri che venivano sepolti nel giardino delle chiese. Quando poi nel 1800 l’editto napoleonico impose di creare cimiteri fuori dai centri abitati, s’iniziò a scavare nel giardino della Cappella Cola convinti di trovare mucchi di ossa. Furono invece trovati, oltre alle ossa anche scheletri, teschi e mummie che, per la volontà del Priore Piccini furono lasciate presso la cappella per essere studiate. Fu così che dietro l’altare maggiore, il priore creò il cimitero delle mummie, una cripta semicircolare, dove i 18 corpi furono riposti in teche di vetro.

Perché le mummie sono così ben conservate?

Il Priore Piccini dedicò gli ultimi anni della sua vita a studiare le mummie e formulare ipotesi, non prendendo mai in considerazione l’ipotesi della mummificazione naturale. Gli anni successivi invece dimostrarono che i corpi furono sepolti in un terreno che provocò la disidratazione dei tessuti. La presenza di muschi, funghi e lieviti naturali, insieme a correnti d’aria, permise la creazione di una pellicola protettiva sui corpi.

Questa mummificazione, alquanto curiosa e un po’ misteriosa, fu un fenomeno molto raro che permettesse di capire com’era avvenuta la morte di ogni corpo.

Teschi nella chiesa dei morti a Urbania

Che cosa sappiamo delle mummie?

Il custode ci ha intrattenuto raccontandoci tutte le curiosità delle 18 mummie.

Al centro dell’esposizione è collocata la mummia del Priore Piccini, riconoscibile dagli abiti della Confraternita della Morte. Al suo fianco ci sono la moglie e il figlio che però, sono stati mummificati artificialmente. Il custode con piacere ci ha raccontato le incredibili vicende di tutti i personaggi mummificati: dalla donna morta di parto cesareo, a un giovane accoltellato durante una veglia danzante il cui cuore essiccato e trafitto dal pugnale è parte dell’esposizione, all’impiccato e alla malcapitata vittima di una sepoltura prematura dopo essere stato colto da morte apparente.

Ci è piaciuto perché:

 

  • E’ stata una sorpresa entrare in questa cripta silenziosa ed essere avvolti da racconti così affascinanti, che alla fine ci sembrava di conoscere tutte le mummie;
  • Sembra che le mummie di Urbania accolgono il visitatore ognuna con la sua storia da raccontare;
  • Questo è uno dei quei posti che non ti aspetti. In un paesino dove molti non si fermerebbero neppure, c’è questa piccola chiesa considerata dalle tv straniere una delle maggiori attrazioni scientifiche in Italia;
  • Il custode racconta con tanta passione la storia di tutti gli esemplari esposti. E’ stato un piacere ascoltarlo;
  • Si tratta di 18 corpi di comuni mortali e non di personaggi influenti dell’epoca. Si è data importanza al fenomeno scientifico, indipendente dallo stato sociale delle persone mummificate;
  • Bisogna aprire la mente e rimanere piacevolmente sorpresi di come la natura faccia cose incredibili;
  • L’ingresso costa solo 2 euro per rendere accessibile a tutti la visita. Andate!

La visita alla Cappella dei Morti di Urbania è veramente qualcosa di particolare: un luogo, dove sono esposte le mummie di persone seppellite, conservatesi perfettamente grazie ad un fungo.

La spiegazione è affascinante per merito di un signore che trasmette molta passione e interesse per quello che fa. Se siete interessati, qui trovate tutte le informazioni per organizzare la vostra visita.

Non adatta alle persone impressionabili!

E voi dove avete visto mummie e teschi?

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A presto,

Francesca

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Gita alle Gole del Furlo con bambini

Cosa vedere nel Lazio con bambini: la Necropoli etrusca di Tarquinia e dintorni

Per chi ancora non ci conosce bene, ci piace fare piccole fughe di 2-3 giorni con i nostri bambini alla scoperta delle bellezze del nostro paese. Cerchiamo di viaggiare a dimensione bambino, alternando le visite ai monumenti o aree di interesse, a momenti di gioco e relax seguendo i loro ritmi. questa volta abbiamo scelto il Lazio per vedere le necropoli etrusche di Tarquinia.

Come sempre, abbiamo portato uno zaino pieno di giochi per i boys che utilizziamo quando partiamo: carte da Uno, fogli di carta, pennarelli e matite, colla per attaccare foglie sul diario di viaggio, tantissimi libri, un po’ di macchinine, binocolo, lente di ingrandimento, bustine di plastica per raccogliere piccoli sassi o altro materiale e macchina fotografica.

Pronti per partire? Venite con noi.

Tarquinia

Per visitare le necropoli etrusche del Lazio Settentrionale, siamo partiti alla volta di Tarquinia.

Affascinati da tutto ciò che riguarda il mondo dell’archeologia, avevamo preparato i nostri bambini a questa fuga di due giorni, spiegando che avremmo visto bellissimi affreschi e tante tombe da scoprire nel Lazio.

Emozionati dall’idea di tuffarsi del mondo degli Etruschi abbiamo iniziato dalla Necropoli del Calvario di Tarquinia, raggiunta dopo aver incontrato poco prima alcuni resti di un acquedotto.

Il sito è ben curato e ben tenuto con alcuni tavolini all’ombra, molto utili per il nostro pic nic.

Che sorpresa è stata visitare questa collina interamente coperta da tantissime tombe etrusche (pare fossero più di 6000), scavate nella roccia e sormontate da tumuli ben visibili!

E che sorpresa è stata scoprire che questa necropoli è stata definita “la prima pagina della grande pittura italiana” per gli affreschi magnificamente conservati e colorati!

Nonostante il clima caldo, abbiamo visitato tutte le tombe dislocate sul percorso (circa 20) scoprendo affreschi bellissimi. I boys erano molto contenti di scendere tutte quelle scale di quei passaggi che conducono alle varie camere funerarie decorate con affreschi splendidi raffiguranti danzatori, cacciatori, suonatori. Erano incuriositi e contenti dal correre tra un cunicolo e l’altro per andare a scoprire cosa riservavano quelle strane tombe, esprimendo poi la loro preferenza. Senza dubbio la tomba più bella è stata la tomba dei demoni azzurri.

Facevamo anche il gioco per cercare di scoprire chi fosse il defunto di quella tomba, cosa faceva quando era ancora in vita, era ricco o povero. L’immaginazione galoppava veloce e pian piano storie buffe prendevano forma!

Affresco nella necropoli di Tarquinia

Dopo un pomeriggio così intenso ci siamo diretti all’Agriturismo Doppi Sensi a Tuscania dove avevamo prenotato un delizioso appartamento con un bel giardino dove poter giocare con il nostro tiro con l’arco.

Circondato da un magnifico campo di lavanda abbiamo scoperto che la Tuscia è una regione produttrice di lavanda! Quando pensiamo a questo profumato fiorellino viola la nostra mente vola in Provenza. E invece ce l’abbiamo anche noi, in questa meravigliosa zona del Centro Italia. Ai bambini abbiamo sempre raccontato delle bellezze della Provenza e che presto avremmo voluto portarli a vedere da vicino quei campi violetti e quei profumi inebrianti che mettono sempre di buon umore. Ma con grande stupore anche la Tuscia produce in modo artigianale prodotti utilizzando tutte le parti della lavanda. Noi abbiamo avuto la fortuna di assaggiare nel nostro agriturismo il miele di lavanda e il cioccolato alla lavanda. Veramente ottimi! Ad essere onesti abbiamo una piccola Provenza anche in Toscana. In provincia di Pisa, ci sono delle coltivazioni di lavanda dove è possibile ammirare la fioritura da metà a giugno a metà luglio.

Vetralla

Il giorno dopo abbiamo deciso di scoprire la necropoli etrusca di Vetralla in località Norchia. Ma durante il tragitto ci siamo imbattuti in un cartello che indicava Grotte Porcine- necropoli etrusche e la nostra curiosità ci ha spinto a seguirlo. Peccato che quello fosse il primo e unico cartello di indicazioni! Poco dopo ci siamo ritrovati in una strada sterrata avvolta da fitti arbusti che ci ha condotto in uno spiazzato. Senza avere alcuna idea di dove dirigersi, abbiamo affrontato questa sfida con curiosità e spirito di avventura da veri boy scout. Sotto il sole rovente e con una temperatura sopra i 30° (genitori pazzi!), tutti e quattro abbiamo sfidato la vegetazione per scoprire finalmente le Grotte Porcine.

Si tratta di una grande tumulo che racchiude una tomba a tre camere sovrastata da un ponte. Purtroppo, a causa della posizione isolata e non facilmente raggiungibile, il sito è completamente abbandonato e ci sono residui di bivacchi notturni. Nei pressi di questo tumulo si trova, protetto da una tettoia, un altare rupestre. Siamo comunque riusciti a scovare un cartello consumato dal tempo con un pò di spiegazioni!

Ferento

Non pienamente soddisfatti di questa visita, visto che eravamo in zona e visto che i boys ancora non avevano mostrato segni di cedimento, abbiamo deciso di andare a Ferento, dove abbiamo scoperto le splendide rovine di questa città romana. I signori volontari dell’Associazione Archeotuscia onlus ci hanno accompagnato a vedere i resti delle terme, del teatro e del Decumano. Che emozione vedere quei pavimenti a mosaico così ben conservati dopo tanti secoli! Tutta l’area archeologica è ben conservata. L’anfiteatro romano è emozionante, così come le terme ed i resti del decumano. Se ci posizioniamo davanti al palco e urliamo sentiamo un’eco incredibile!  Ovviamente tutti e quattro abbiamo dato sfogo alle nostre ugole.

Purtroppo ci sarebbe molto da scavare e riportare alla luce tutta l’antica città. Un enorme applauso va ai volontari che ogni giorno tengono aperto il sito archeologico offrendo la loro guida esperta per spiegare tutte le particolarità. Dovrebbe essere maggiormente pubblicizzato sia dal Comune che da apposita cartellonistica stradale.

Anche questa volta ce ne andiamo sapendo di avere visto un posto splendido e con la consapevolezza che ci sarebbe tanto ancora da scoprire di questa bellissima città e che purtroppo la natura sta ricoprendo. I boys continuavano a chiederci: ma possiamo scavare noi con il nostro martellino per vedere cosa c’è sotto?

Assolutamente da vedere per i curiosi di tutte le età!

Celleno

Sempre nel Lazio, nei dintorni della necropoli di Tarquinia, consigliamo anche una visita a Celleno, scoperto per caso da una freccia arrugginita semi nascosta con la scritta Celleno – Borgo Fantasma. Come potevamo frenare il nostro entusiasmo? E se ci fosse qualcosa di magico da scoprire anche qui? Ci siamo subito diretti a Celleno per scoprire questo piccolissimo borgo medievale arroccato in cima ad una collina dove sono rimasti ruderi del Castello Orsini e dove si può ammirare un fantastico panorama. Assolutamente da vedere!

Celleno, borgo fantasma

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A presto,

Francesca

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Il Museo di Storia Naturale di Calci nei dintorni di Pisa

Oggi vi portiamo al fantastico museo di storia naturale di Calci nei dintorni di Pisa. Tappa obbligata per chi ha bambini di qualsiasi età e si trova in zona. Il museo si trova all’interno della struttura monumentale della Certosa e già l’arrivo in quest’angolo di paradiso in mezzo alle campagne, ci lascia con il fiato sospeso. La Certosa sembra essere avvolta da una magia, circondata da ulivi in una campagna splendida!

La grande sorpresa è stata il museo che consigliamo di vedere a tutti, bambini e adulti. Ci sono tantissimi animali ben conservati e di varie specie. Il museo è curatissimo e ben tenuto. Dovrebbe essere maggiormente pubblicizzato perché, se siete nei dintorni di Pisa, è assolutamente da vedere!

Al piano terra abbiamo osservato esemplari di anfibi, rettili, insetti e reperti di fossili di dinosauro. In questa sala i boys sono rimasti colpiti dal grande coccodrillo e dalla tartaruga gigante. Nella parte dedicata alla preistoria, è stato perfino ricostruito un insediamento dei primi uomini risalente al Neolitico.

Salendo al primo piano abbiamo trovato la collezione dei mammiferi impagliati conservati benissimo: zebre, orsi, leoni, leopardi, cervi, antilopi, scimmie, tarsio (il mio boy di 8 anni l’ha riconosciuto!) e tanti altri.

La bocca dei bambini è rimasta aperta tutto il tempo. Non credevano di vedere un orso o una zebra a grandezza naturale e identici alla realtà! Hanno colorato intere pagine dei loro quaderni e scattato mille foto per poi riguardare tutto con calma a casa e andare a ritrovare le varie specie sui nostri libri di animali.

Il museo di storia naturale di Calci

La sorpresa più grande è stata senza dubbio quando siamo saliti nella sala dei cetacei, collocata nello splendido attico dell’ex monastero da cui si può vedere tutta la splendida campagna circostante. Dove prima i monaci custodivano il grano, adesso in questa loggia meravigliosa ci sono gli scheletri di megattera, di orca, di beluga e di balenottera azzurra a grandezza naturale. Ma lo scheletro della balena con dentro Pinocchio è stato splendido e inaspettato. Ci è piaciuto un sacco!

Per chi fosse interessato ai pesci, si può visitare anche l’Acquario di acqua dolce posto al piano terra che a noi non ha interessato particolarmente dopo aver visto tutti quei meravigliosi animali al museo. Comunque si possono trovare esemplari di pesci provenienti da tutto il mondo suddivisi in venti vasche.

Una curiosità: questo museo è uno dei più antichi del mondo e risale alla fine del XVI secolo creato su volere del Granduca di Toscana Ferdinando I de Medici che aveva voluto una “Camera delle Meraviglie” piena di reperti ed esemplari di animali di tutto il mondo. Questa collezione divenne subito molto importante dal punto di visto scientifico proprio per la vicinanza all’Università di Pisa che l’ha ospitata fino agli anni 80. Poi fu deciso di trasferire il museo di storia naturale nell’edificio della Certosa, ormai abbandonata dai monaci.

Se siete ancora nei dintorni di Pisa, non andate via prima di aver visitato anche la Certosa, adiacente al museo. Abbiamo potuto fare un breve giro approfittando della visita guidata molto competente e attenta ai particolari. Abbiamo così scoperto che fino a pochi decenni fa abitavano 15 monaci in una vita di solitudine e preghiera di cui abbiamo potuto visitare anche la cella e l’annesso cortile con piccolo orto.

Di fronte all’entrata della Certosa consiglio di vedere l’Antica farmacia dove i monaci preparavano i composti medicinali per gli abitanti del convento e per la popolazione locale. A oggi è possibile ammirare gli splendidi affreschi, il bancone di legno per le preparazioni, l’antica bilancia per pesare erbe aromatiche e altri ingredienti. Avremmo voluto visitare anche l’orto delle erbe officinali ma non è più possibile. Peccato. La nostra mente vagava indietro nel tempo e immaginavamo gli antichi monaci intenti a preparare il rimedio del momento per curare il contadino della zona. Tutto in un grande silenzio.

Quello che ci ha colpito di questo posto, infatti, è la pace e tranquillità che si respira ancora. Il tempo sembra essersi fermato. Se volete approfittare della splendida campagna, potete fare un pic nic all’aperto.

E’ un posto favoloso e poco conosciuto. Lo consiglio a tutti.

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A presto,

Francesca

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